Sicilia: dove l'estate esplode in primavera
Sono passati anni, ma se c'è una cosa che, ora e sempre, ricorderò della Sicilia è il sole: una luce incredibile che illuminava dentro e fuori!
Non lo capii subito, anche se sentivo qualcosa di diverso: l'aria era già condita di sole estivo e tutto intorno a noi era colorato ed allegro!
Prima tappa del viaggio fu Agrigento.
La città, fondata dai greci nel 528 a. C. col nome di Akragos, divenne colonia romana nel 210 a. C. col nome di Agrigentum e, successivamente, dominio arabo, normanno, svevo, spagnolo e borbonico.
Per me queste nozioni erano già troppe; certo, tutte quelle date sono molto interessanti per capire un'infinità di cose, ma la poesia e la bellezza che, più di ogni altra cosa, ebbi il piacere di ammirare nella "Valle dei templi" non dicevano forse già tutto?! Il mare che fa da sfondo a quel luogo incantato, dà un'immagine così romantica all'intero scenario da non aver bisogno di ulteriori sottolineature!
Non so dire se il ricordo di quel luogo si sia deformato o meno nella mia memoria, ma ricordo una vallata molto grande, inondata dal sole, circondata da colline verdeggianti ed immersa in una pace e in un silenzio quasi innaturali! Se di colpo mi fossi trovata nel passato, dubito che mi sarei sorpresa più di tanto!
Lasciata la bella Agrigento, i miei compagni di viaggio ed io ci dirigemmo a Siracusa, sulla costa orientale della Sicilia.
Fondata nel 734 a.C., venne governata da varii tiranni, dei quali il più famoso fu Dionigi il Vecchio, finché, nel 212 a.C., cadde in mano ai romani, sotto il cui dominio continuò ad essere capitale della Sicilia.
Subì il dominio di bizantini ed arabi, sotto i queli cedette il ruolo di capitale a Palermo.
In seguito si diedero il cambio nel regnarla i normanni, gli svevi, gli angioini, gli arabi, gli spagnoli ed i borboni.
Tra le bellezze del posto ricordo con piacere il teatro greco, dove ho "banchettato" con un superbo panino, gustandomi la quiete di quello scampolo di storia...
Di quale gita culturale Vi starei parlando, se non ci avessero mostrato anche il cosiddetto "Orecchio di Dioniso"?
Questo suggestivo nome fu attribuito dall'illustre Caravaggio ad una grotta dalla caratteristica forma, che ricorda appunto quella di un orecchio.
La grotta in questione si trova nella più grande delle latomìe (grandi cave di pietra usate anche come prigioni, dalle quali si prese il materiale per le costruzioni di molti edifici cittadini), detta "del Paradiso".
Da Siracusa il nostro stanco pullman col suo simpatico autista si spostò a Catania, della quale ricordo bene due sole cose.
La prima è la fontana dell'elefante, che rappresenta il simbolo della città; l'elefantino in questione è stato realizzato in epoca romanica in pietra lavica e sul suo dorso è appoggiato un obelisco di origine egiziana.
La seconda cosa è la tipica granita siciliana: posso dire di aver combattuto strenuamente per le mie idee folli, avendo convinto un catanese, dopo averlo fatto quasi stramazzare, a prepararmi una granita alla fragola ed al cioccolato... ma i miei bizzarri gusti sono rimasti soddisfatti!
L'Etna non mi ha particolarmente colpito. Ricordo solo che mi è venuto un naso rosso come un peperone che ha fatto ridere tutti!
Ma il sole accecante di Palermo, quel profumo per le strade, quel senso di tranquillità, è ciò che più mi rimarrà in testa. Non saprei che dirVi, infatti, della città, dal momento che non l'ho vista granché.
Certo, ricordo di aver visitato la tomba di Federico II (se non sbaglio, sita nella Cattedrale di Palermo), uomo fantastico, del quale forse un giorno Vi parlerò, al quale mi sentivo di dovere un tributo.
Ma ciò che per sempre rammenterò è quella sensazione di benessere che mi farà serbare un piccolo posto nel mio cassetto dei ricordi migliori per questa splendida parte d'Italia...