La mostra
Il sole brillava, proprio come oggi, e ci preparava ad una giornata calda e radiosa.
I peschi erano in fiore ed i campi avevano i colori dell'estate: giallo ed arancione.
Sembrava quasi di essere in un quadro di Cezanne!
La musica che usciva dall'autoradio era radiosa ed allegra, come il nostro spirito, per quella gita che tanto aspettavamo di fare.
L'emozione di trovarsi di fronte ai capolavori di un Maestro della pittura come Van Gogh è quasi indescrivibile, tanto più quando alle Sue opere si affiancano quelle di altri formidabili artisti, nell’affascinante cornice della Casa dei Carraresi a Treviso!
Lo scopo era quello di seguire un percorso storico-aristico preciso, che comprendeva il periodo tra 1874 e 1890 (anno della morte di Van Gogh), fornendo gli strumenti per inquadrare il momento in cui gli artisti vivevano e le conseguenze sul Loro modo di dipingere.
Ci siamo dunque trovati di fronte a cinque differenti sezioni successive, comprendenti ben 150 quadri, provenienti da tutto il mondo e realizzati dai maggiori rappresentanti dell'Impressionismo.
La prima sezione riguardava il periodo tra 1874 e 1879.
Il fine era quello di fornire una visione del panorama artistico parigino di quegli anni, soffermandosi sulle tele di Cezanne e di Pissarro, senza per questo togliere spazio alle opere di altri come Monet (immancabile la presenza di alcuni quadri da Lui dipinti ad Argenteuil), Sisley (molto bello il Suo "Il Tamigi con la chiesa di Hampton", dai toni caldi e distesi), Renoir (apparre particolarmente dolce lo sguardo della modella nella Sua opera "Ritratto della Signora Berard") ed un Gaugin dai toni cupi e malinconici, dalle pennellate quasi frettolose, non ancora giunto alla serenità d'animo e di spirito della Sua vita tahitiana.
Tra le varie opere ho avuto il piacere di ammirare quelle di Berthe Morisot, una delle poche pittrici Impressioniste rimaste celebri. Ho apprezzato il Suo tocco delicato, l'uso di colori pallidi che sembrano non volerci avvicinare troppo a ciò che Lei ha dipinto, come quando si mette una carta velina sopra ad una fotografia per evitare di sgualcirla.
In particolar modo queste sensazioni sono riscontrabili in "Estate", tela in cui ci troviamo di fronte agli occhi di una giovane donna che racchiude in Sé la delicatezza dei tratti femminili, insieme all'eleganza composta di un viso malinconico e dolce, incarnazione stessa del periodo estivo: la ragazza è ritratta in un vestito dal colore praticamente indefinito, che La fa apparire ancora più evanescente, come se di colpo dovesse alzarsi e scomparire dinanzi al nostro sguardo stupefatto.
La seconda sezione (che abbracciava il periodo tra 1880 e 1883) era dedicata soprattutto a Monet ed a Sisley, ma senza dimenticare alcuni studi sulla danza di Degas, le provocazioni di Renoir (con "L'onda", soprattutto, Egli mirava a contrastare l'idea per cui la pittura deve ritrarre solo ciò che vede, opponendole un'interpretazione personale dell'artista, ricca di passione e creatività), i ritratti di Toulouse Lautrec, per concludere con gli splendidi quadri di Georges Seurat (belli in particolar modo i ritratti a carboncino che colgono i personaggi in atteggiamenti naturali, a Loro consueti, come se l'artista Li avesse spiati da una piccola distanza ed ora ne rivelasse uno scorcio di vita con discrezione).
La terza parte della mostra riguardava il periodo tra 1884 e 1890. In essa ho avuto il piacere di ammirare dal vivo "Bagnanti a Asnieres" di Seurat, uno dei massimi rappresentanti della corrente Puntinista.
Ho avuto poi i primi assaggi di Van Gogh, due o tre tele che ne illustravano i primi passi quale artista. Ma, più che altro, erano esposte le opere di Degas (molto aggraziato il quadro "Le due ballerine" disegnato a carboncino), alcune tele di Toulouse Loutrec (significative per la Sua formazione artistica), gli studi sulle nature morte di Cezanne (splendida la "Natura morta con paniere", dai colori caldi e luminosi insieme), la maturazione nello stile di Gauguin (passato da Divisionismo a Simbolismo) e tele di vari Impressionisti.
Tra questo gruppo di quadri mi è molto piaciuto "La roche Guyon" di Renoir, i cui colori pastello, accostati ad un verde allegro e vivace, paiono rappresentare un paesaggio fiabesco.
Particolarmente accattivante mi è sembrata la "Donna che si pettina" di Degas, con quel cappello color blu elettrico, pieno di lustrini che lo fanno sembrare vero ed il richiamo del blu nel vestito che conferisce maggiore sensualità alla modella.
Nella quarta parte della mostra sono stati lasciati parzialmente da parte i quadri per dare il giusto rilievo alle sculture, in gesso e in bronzo, di Auguste Rodin.
Di Rodin non so molto, ma ho apprezzato il dinamismo delle Sue opere, che trattano spesso temi arditi con grande classe ed eleganza.
Di Lui mi limiterò a riportare un'unica frase che mi è parsa particolarmente arguta e significativa: "Cerchiamo di comprendere i maestri, amiamoLi, inebriamoci del Loro genio, ma guardiamoci dall'etichettarLi come si fa con le droghe di farmacia".
Lasciatici alle spalle Rodin (nella sala dedicata al quale si trovava anche una scultura in bronzo di Degas, la celebre "Piccola danzatrice di quattordici anni"), ci siamo trovati di fronte la fase conclusiva della mostra. Quelle precedenti ci sono servite soltanto ad aprire vari spiragli sul protagonista vero e proprio che ci ha spinto fin qui: Vincent Van Gogh.
Le spiegazioni del periodo storico e le lettere che Vincent e Suo fratello Theo si scambiavano, disseminate lungo tutto il percorso della mostra, ci hanno sapientemente accompagnato, guidandoci e battendo la strada che si apriva davanti a noi per portarci al cospetto del "Seminatore al tramonto".
Prima di arrivarci però c'era ancora tanto da vedere: autoritratti e cambi di stile, crisi più o meno forti di un artista frustrato dalla consapevolezza di essere grande e di non vederlo riconosciuto a dovere; i bei ritratti a carboncino che sono stati posti in una sala buia, in cui le uniche luci erano costituite da pannelli luminosi posti dietro le tele (Vi garantisco che l'effetto era molto suggestivo!); studi di fiori, dettati più da esigenze economiche (i modelli umani costavano, quelli vegetali no) che da altro...
Ma, alla fine, dopo vari studi sul grano (dice Van Gogh: "Il grano giovane ha qualcosa di inespribilmente puro e tenero e risveglia la stessa emozione dell'espressione di un bambino addormentato") e sul "Seminatore" di Millet, siamo arrivati davanti al capolavoro di questa esposizione: "Il seminatore al tramonto".
L'opera, dipinta con la tecnica della pittura ad olio, si compone di colori dai toni scuri, in particolare nella figura del Seminatore, che continua a fare il proprio lavoro instancabilmente, quasi con sacralità; a fare da contrappeso c'è solo il luminoso giallo ocra del sole, che incombe sull'uomo e sulla natura circostante.
Quel sole che sembra sovrastare il seminatore e conferirGli, allo stesso tempo, motivo di nuova speranza, nell'incoraggiarLo al Suo lavoro, induce anche noi a fermarci incantati a fissarlo.
La mostra si è conclusa così con quel quadro che ci cattura con la Sua spiritualità e bellezza profonda.
Ci siamo trovati davanti a grandi artisti, abbiamo osservato i Loro capolavori da vicino ed abbiamo reso omaggio alle Loro opere, proprio come molti di Loro pensavano che sarebbe successo un giorno lontano.
Quando usciamo dalla mostra è quasi il tramonto.
Il sole del mietitore si illumina alle nostre spalle: è un calore che riscalda il cuore...
(Le foto sono tratte da "L'impressionismo e l'età di Van Gogh" a cura di Marco Goldin, Linead'ombraLibri)