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penna Cherso, dove la natura vince ancora

Cherso, dove la natura vince ancora

E' una calda mattina quella in cui mi alzo per iniziare le mie vacanze: cinque giorni nella tanto decantata isola croata di Cherso! Ho voglia e bisogno di staccare e ricaricarmi, perciò un posto come la Croazia è perfetto, perché in qualche maniera i loro modi ospitali e lo splendido mare, mi fanno sentire a casa.
Parto presto. Il mio accompagnatore mi aspetta sotto casa alle 7.40 del mattino, un orario devastante per una pigrona come me che ama appiattirsi tra le coperte fino a tardi quando è in ferie.

Ma partire più tardi non avrebbe senso: meglio gustare al massimo ogni giornata. Al confine non c'è traffico e procediamo svelti, arrivando a prendere il traghetto a Brestova alle 11.00: per salirvi bisogna fare il biglietto direttamente sul posto. In circa mezz'ora, forse meno, arriviamo sull'isola, precisamente all'attracco di Porozina (Faresina).
Il primo impatto è spettacolare: il paesaggio carsico, ancora quasi incontaminato, con colline che rendono la strada piena di curve e strapiombi, ci accompagna per tutto il nostro tragitto fino alla città di Cherso (Cres), non molto distante.

Arrivati, andiamo diritti all'agenzia turistica, dove ci procurano una stanza senza problemi: mentre aspettiamo sento invece che il campeggio di Valun, una graziosa cittadina poco lontano, è ormai colmo di persone.

Sistemati i bagagli nella casa, parcheggiata la macchina in una stradina secondaria, vicino ad un cimitero (i parcheggi sono a pagamento altrove e non si può entrare nella città con l'automobile a meno di non essere autorizzati), facciamo una passeggiata nella piazzetta al cui centro c'è il porticciolo con le barchette attraccate al molo. Tutto intorno ci sono negozietti e locali di vario genere (da quelli più turistici, affollati di clienti che mangiano pizza, a quelli più caratteristici dove i più saggi evitano accuratamente la pasta ed optano piuttosto per un risotto ai frutti di mare o dei "secondi" impareggiabili: occhio alle porzioni, generalmente molto generose!).

Decidiamo di trascorrere il resto della giornata al mare direttamente nella spiaggetta di Cherso che si trova a cinque minuti dalla cittadina.
Prima di arrivare in spiaggia ci concediamo come pranzo un gelato enorme e lo gustiamo comodamente seduti sul moletto.
Finalmente arriviamo alla meta e stendiamo gli asciugamani. Il mare è pulito e gli scomodi sassi che compongono la spiaggia non ci impediscono di godere della bella giornata che ci è toccata in sorte!

L'acqua è fresca, ma cristallina e invitante, peccato sia eccessivamente salata, verrebbe quasi voglia di berla, perché sembra di avere di fronte un fiume immenso!
La sera siamo poco affamati, ci sediamo pigramente ad uno dei vari localini della piazzetta e con un classico hamburger saziamo il nostro scarso appetito. Ma non siamo venuti in Croazia per mangiare cibi banali: vogliamo gustare il pesce, che qui è freschissimo e cucinato sempre in modo impeccabile. Nei giorni seguenti ci diamo dentro in questo senso, anche a costo di trascurare la famosa carne d'agnello ed altre prelibatezze tipiche del luogo che ci riserviamo di provare la prossima volta.

Il secondo giorno è la spiaggia di Valun ad incantarci con la sua tranquillità: come sempre bisogna trovare il proprio posto con pazienza. Alcuni preferiscono sistemarsi un po' isolati dalla folla sulle rocce, scendendo in mare dagli scogli, altri, scelgono la spiaggetta di sassi che conduce direttamente ad un'acqua che mi sembra ogni volta più bella!

Dopo un bagno più che soddisfacente (anche perché la spiaggia di Valun, circondata da alberi di pino, permette di starsene al fresco), scegliamo di provare ad andare a vedere Lubenice. Abbiamo letto che è un luogo che vale la pena di vedere e dove il mare è davvero senza eguali. Vi arriviamo attraverso una stretta strada a doppio senso: sono le cinque di pomeriggio. Parcheggiamo la macchina, paghiamo il parcheggio e diamo un'occhiata in giro: la vista è splendida, ma il mare è lontano e apparentemente una discesa sembra impossibile! Non demordiamo, da qualche parte si dovrà pur scendere: infatti troviamo il sentiero. Per dovere di cronaca ammetto che io non volevo procedere a quella che mi sembrava una pazzia più che una gitarella!
Ma mi sono lasciata convincere a percorrere quel sentiero che dava (l'ho scoperto poi) su uno strapiombo di quasi quattrocento metri!

Abbiamo impiegato circa trequarti d'ora per scendere fino al mare e c'è stato un momento in cui abbiamo pensato di rinunciare, tanto ci sembrava difficile proseguire. Ma abbiamo superato ogni paura e se siete temerari e un po' incoscenti, potrete farlo anche voi!

Nei giorni seguenti, tuttavia, ritenendo di aver già impiegato a sufficienza il nostro senso dell'avventura, optiamo per spiagge tranquille, dove l'unica emozione è quella di leggere un buon libro, annusando l'intenso profumo di pino che proviene dagli alberi retrostanti...

Infine arriva il giorno della partenza: lasciamo la bella Cres, ma prima compriamo un'ultima volta uno dei dolcetti così genuini che usavamo mangiare alla mattina per colazione, ripieni di marmellate fatte in casa.
Ci dirigiamo verso il traghetto (ne partono con regolarità dalle 9 di mattina alle due di notte) e, come la maggior parte dei nostri compagni di viaggio, ci sistemiamo sul ponte più alto della nave, per poter dare l'ennesimo saluto ad un luogo che non scorderemo mai...



Commenti (2):
Piero Sirri
alle 16:48:43
del 15/11/07
Nella scorsa estate sono stato a Cherso. Era la prima volta. Quella breve visita - un solo giorno - mi ha entusiasmato. Ho apprezzato la natura, il clima, il mare, il centro storico in stile veneziano e, naturalmente,la cucina. Ho fatto alcuni acquisti di prodotti locali. In particolare il miele, davvero ottimo. Io credo che un luogo così meriterebbe di essere maggiormente conosciuto e valorizzato. In ogni caso, io ne parlo molto bene. E nella prossima estate ci tornerò.
Silvano Stella
alle 22:13:26
del 8/8/07
Sono stato più volte a Cherso. La trovo sempre più suggestiva e affascinante. Mi piace la semplicità del suo borgo marinaro, mi piacciono le viuzze tipicamente veneziane, mi piace la sua incantata (disincantata?) atmosfera, mi piaccino i suoi colori e i suoi sapori. E poi la sua natura incontaminata, i suoi genuini prodotti della terra rossa e sassosa, i suoi panorami, i suoi orizzonti. E' un luogo da salvare, da mantenere così com'è, da difendere ad ogni costo. Chissà, però, se questo sarà possibile. Il pericolo incombente è la globalizzazione. Globalizzazione, anche qui, come altrove, vuol dire affari, stravolgere il paesaggio, costruire anche dove non si può. E allora non ci resta che augurarci che l'onda dell'ingordigia umana non travolga la splendida e placida Cherso.


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