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15/1/03 - 570 click

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penna Il treno dei balocchi

E’ strano, ma ogni volta che penso a Sorrento, mi sembra di essere realmente là: i profumi, la gente, il cibo... ogni cosa mi torna in mente fin nel più piccolo dettaglio.
Sono sulla “Circumvesuviana”, il trenino, come lo chiamo io, che mi porterà nel mio personalissimo “Paese dei balocchi”: da Napoli a Sorrento ci vuole circa un’ora e ad ogni stazioncina l’attesa cresce. Mi chiedo sempre su quale binario il trenino si fermerà: è un modo per giocare stemperando la smania dell’arrivo.

Quando giungo finalmente al capolinea sento, come al solito, l’emozione di rituffarmi in un mondo che è rimasto praticamente immutato. I turisti sono ovunque ed io, pur essendo una di loro, mi sento un po’ diversa, forse perché ciò che ci differenzia è che io so già come muovermi, dove
andare. Ma questo non toglie affatto fascino alle mie visite.
Scendo i gradini della stazione ed arrivo finalmente nel piazzale dove si prendono gli autobus per andare ad Amalfi, Positano e dintorni, attraversando curve mozzafiato su una strada strettissima e a picco sul mare: solo a guardarli mi torna il mal di pancia! C’è anche un mezzo busto, nel piazzale, intitolato a tale De Curtis (omonimo del grande attore Totò), il quale ha scritto la canzone “Torna a Surriento”. E’ inevitabile: i mandolini mi accompagnano, risuonando tra i miei pensieri, mentre scendo la piccola via che porta direttamene sul lunghissimo viale principale, dove la gente sembra formare un fiume, tanto è numerosa.
Come un bambino che a Natale debba scartare i regali e non sa da che parte cominciare, l’indecisione mi attanaglia: che direzione rendere? Alla mia sinistra si trovano tutte le vie più caratteristiche, la splendida terrazza che dà sul mare, le varie ed irresistibili gelaterie e soprattutto un luogo dove fanno un cappuccino che è la fine del mondo!
Alla mia destra invece si trova una delle mie grandi passioni: un posto dove si gusta un fantastico “saltimbocca”, alla caprese, magari! Per quanti lo ignorassero un “saltimbocca” è una specie di piccolo “calzone” cucinato anch’esso con la pasta della pizza, che poi viene riempito a scelta con pomodorini e mozzarella oppure con prosciutto e ricotta, per poi essere infornato. Non vi ho ancora convinti a prendere il primo treno per fiondarvi in questo Paradiso?
Non so che altro dirvi, perché, come tutte le cose, bisogna provarlo per capire davvero.

Come spiegarvi di che cosa sa un sapore che non avete mai sentito? Posso provarci. Sa di nuovo, ma ha una nota antica che la rende inconfondibile; sa di fresco, di notti
d’estate, di avventura e di felicità, ma anche di tranquillità, pace, bellezza incontaminata ferma nel tempo, nell’attesa di essere colta da ciascuno. Sa di vita, di allegria, di gioia. Sa di qualcosa che serberete sempre dentro al cuore e non scorderete mai. Come in un sogno il mio trenino il mio trenino mi riporta piano alla realtà.

Gli occhi mi si riaprono su ciò che vedevo prima di sognare insieme a voi. Ma non sono nello stesso stato d’animo.

Briciole di felicità si illuminano ancora tra le mie mani.



Commenti (2):
Cleopatra
alle 19:14:47
del 9/12/06
Dovrei descrivere bene pure io la Sardegna un giorno mi metterò d'impegno eh eh eh Comunque è verissimo la campania è una bellissima regione l'ho girata molto e concordo su tutto quello che hai scritto su!Ho anche un'amica di Trieste e mi dice sempre che quando tira la bora vorrebbe farsi trasportare qui' da me...comunque anche il clima gelido ha il suo fascino basta apprezzarlo e guardare oltre!
Michy
alle 11:58:04
del 11/2/04
Complimenti, sei riuscita a dipingere in tutti i suoi particolari le emozioni che hai provato in questa meravigliosa gita. Forse non ci crederai, ma in questa fredda giornata (a Trieste abbiamo la nostra Bora...) mi hai fatto sentire il sapore e il calore di quei luoghi incantati.


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