"ASSENZE"
“ASSENZE”
Scivola sull'onda stanca
la dea della notte.
Sul tetto cupo degli abissi
distende il suo pallore
come corpo nudo di fanciulla.
Appena,
il respiro della risacca frùscia
come vento tra le fronde.
Dove va quell'ondeggiare calmo
in quel via vai senza mai fine
e che nasce e muore, sempre da se stesso?
Cerco di afferrarlo quel chiarore, ma fragile si rompe
e lascia vuota la mia nocchiuta presa.
Sbilenco affretta l'andatura il granchio
in cerca della preda fuggitiva.
Sbatacchia il mare sulla chiglia della barca in lontananza
mentre avanza lenta sulla via del ritorno.
Quante volte ho navigato in questo buio senza confine,
custode taciturno di una vita silenziosa.
E tu che lì, paziente m'aspettavi,
penelopea ansiosa e infreddolita,
unica compagna delle mie forzate assenze.
Scritto da J.A.David