Ad Orazio
Ricordo ancora la prima volta che vidi Orazio Bobbio sul palcoscenico: recitava in "Due paia di calze di seta di Vienna". Indossava qualcosa di bianco, pareva un camice, e doveva cantare una vecchia, dolcissima canzone triestina, "Marinaresca".
Ancora oggi quello spettacolo, tratto dalle Maldobrie di Livio Carpinteri e Mariano Faraguna (credo i due più prolifici autori e cantori triestini di ogni tempo), è il mio preferito. Ancora oggi, parte del mio sconfinato e impetuoso amore per quella meraviglia che si trasforma sotto i nostri occhi, quel gioco eterno e sempre nuovo chiamato "teatro", lo devo ad un grande uomo, attore ed impresario chiamato Orazio Bobbio.
E' difficile per chi non appartenga alla città o non conosca un po' il mondo del teatro, sapere e capire ciò che Orazio è riuscito a fare: lui che sapeva sognare e osare, lottare e vincere, ha trasformato un vecchio cinema, il Cristallo, in uno dei teatri più importanti della città e ha messo su una delle compagnie di prosa più conosciute ed apprezzate a Trieste, "La Contrada"; Orazio ha portato in scena attori ed opere, ha mosso mari e monti per la diffusione della cultura, elargendo nel contempo sorrisi sinceri e generosi ad un pubblico che amava e dal quale era amatissimo. Perché Orazio era sempre presente, era un amico che annunciava con inviti l'inizio delle stagioni teatrali come fossero feste alle quali ritrovarsi.
E festosa è sempre stata l'atmosfera, anche nei momenti bui, perché, da buoni amici, ci si stringeva ancora più stretti quando qualcosa di brutto accadeva. Ricordo uno degli incontri di fine stagione con particolare affetto: lui, seduto proprio la poltrona davanti alla mia, in una pausa dal Suo ruolo di mattatore della serata, a stare in mezzo agli altri con quel sorriso buono, lo sguardo dal piglio un po' severo ed una voce che non scorderò mai. Ricordo quand'ebbi l'onore di guardarLo negli occhi e stringerGli la mano: pochi minuti, il cuore in tumulto, gli occhi gioiosi. Le stesse sensazioni che provo quando sto per assistere ad un nuovo spettacolo ed il sipario si apre piano piano.
Questo proverò sempre entrando nel Tuo teatro, Orazio, ricordando Te e la forte impronta che il Tuo passaggio ha lasciato su di me e su questo vecchio folle mondo...