Mattina infuocata!
Mi siedo sulla poltrona del dentista fiduciosa come potrebbe esserlo un pistolero in una città di fuorilegge: ho la pistola già carica per sparare al mio torturatore in caso di sbagli imperdonabili da parte sua!
Lui mi guarda con gli occhi chiari fissi nei miei e subito pensa bene di buttarmi là una sorta di barzelletta: "Dimmi pure se ti fa male!". Certo, non mancherò, penso io, con quella specie di canna aspira saliva gettata in gola e con un trapano infilato nel dente che se mi sposto di mezzo millimetro mi trivella la lingua!
Ma penso positivo e cerco di impiegare quel fastidioso quarto d'ora, che poi si è dilungato oltre il tempo previsto, per pensare a tutte quelle scemenze cui, generalmente, non si ha il tempo di pensare con i ritmi frenetici quotidiani.
Vengo interrotta solo saltuariamente da un dolore troppo insopportabile per ignorarlo e dallo sguardo sereno del mio caro dentista che mi dice: "tranquilla, manca poco!".
Mi sposta la lingua con lo specchietto e mi fa aprire e socchiudere la bocca a comando, mentre io continuo a pregare e a promettere solennemente che non mangerò mai più zucchero, che mi laverò i denti ottanta volte al giorno, se necessario, che spazzolino, dentifricio e compagnia bella saranno i miei fedeli compagni d'ora in poi e via dicendo, purché lui la smetta di rovistarmi così vicino alle gengive!
Finalmente la tortura ha termine e lui mi sussurra all'orecchio le parole magiche: "Puoi sciacquarti la bocca!". Non mi pare vero, esco dallo studio rinata ed euforica.
Entro in pasticceria e mi regalo un enorme cannolo al cioccolato, però poi, colpevole, corro a
casa a lavarmi i denti...