Strage in Cecenia
Passano i giorni, ma non riesco a dimenticare. Penso a quei ragazzini della scuola di Beslan distrutti da qualcosa di più grande di loro, da ideologie discutibili e da diritti calpestati negli anni, da repressioni così crude da spazzare via le coscienze e lottare soltanto con la forza della disperazione e di un odio che non può rimanere sopito.
Penso a quei bambini che, come la Storia vuole, sono costretti a pagare le colpe dei loro padri o anzi, del paese che li rappresenta.
Penso agli articoli che ho letto, ai telegiornali che mi disgustavano ormai per quell'insistente mostra di cadaveri massacrati che erano stati giovani angeli fino a poche ore prima.
E non so darmi pace.
Penso allo strazio di un paese dove le regole non sembrano esistere, se non per difendere chi non ne ha bisogno. E sento il fetore di un'aria infettata dalle ingiustizie e dal dolore. E piango con quelle madri che hanno perso quei bambini, ma anche con quelle che, persi i loro anni prima, non hanno più saputo ritrovare la ragione.
E così l'odio continua e si riversa sul mondo, contagiando chi magari sognava solamente un po' di felicità, un pezzo di pane e gli occhi allegri del proprio bambino!
E penso che io sono qui, a guardare a distanza una situazione che non saprei come cambiare, a soffrire ancora per una cosa che sembra già passata di moda, a riflettere di continuo sui perché.
Troppo spesso ci si dimentica questa semplice e banale domanda: perché?
E' troppo impegnativo forse andare oltre le immagini di un tg e le parole di circostanza di un giornalista qualsiasi.
Ma quella gente è morta per davvero. E non è vero, non è mai vero, dannazione, che non c'è un motivo!
C'è e ci sarà sempre un "perché" cui rispondere.
Ciò che mi auguro è che un giorno saremo abbastanza maturi per affrontarlo...