Benigni e Dante: quando due geni si danno la mano
Come credo la maggioranza di quanti hanno acceso per settimane la tv e ci hanno trovato finalmente un po’ di cultura, portata nelle case dal viso gentile e dai modi spensierati di Roberto Benigni che leggeva la “Divina Commedia” di Dante Alighieri, sono realmente soddisfatta.
Quando vedo Benigni vedo un uomo pieno di passione, amore per le idee, cultura, speranza, sogni: trasmette buon umore, simpatia ed umanità! E quando si fa serio per recitare a memoria un intero canto dell’opera di Dante, mi lascia i brividi sulla pelle per l’interpretazione carica di pathos.
Ci parla di Dante quasi fosse un suo vecchio amico, ci spiega cose che fino ad un istante prima parevano complicatissime con una semplicità che lascia sbigottiti.
In un’epoca in cui la cultura, specialmente quella da divulgare attraverso il canale televisivo, sembra un optional, Roberto fa realmente sfoggio della propria, esprimendo tuttavia al tempo stesso naturalezza ed umiltà, spiegando che, se si prova tanto piacere ad ascoltarlo, il merito non è di certo suo, ma di Chi ha scritto quei versi mirabili, carichi di una poesia e di una bellezza che hanno attraversato intatte i tempi.
La realtà, però, la conosciamo bene: l’indiscutibile splendore e la grazia dei canti danteschi sono stati ancora di più esaltati da un interprete altrettanto grande, uno che sa veramente di che cosa sta parlando e, proprio per questo motivo, risulta in grado di spiegarcelo al meglio.
E se anche soltanto in una persona Roberto ha istillato il desiderio di andare a rileggersi (o a scoprire per la prima volta) un’opera così fondamentale della nostra letteratura, credo che un piccolo miracolo, se mi passate il termine, sia già stato compiuto…