Un'ottima annata
Vado al cinema più per istinto e voglia di uscire che per reale intenzione di guardare un film. Non ricordo nemmeno di aver espresso giorni prima il desiderio di vederlo. Ma nell'istante stesso in cui la pellicola parte, già lo adoro: è un colpo di fulmine, un amore appassionato e istantaneo, che non riesco a negare!
"Un'ottima annata", tratto dall'omonimo romanzo di Peter Mayle e magistralmente diretto da Ridley Scott, parla di vino, ma anche di emozioni, di profumi, di ricordi, d'amore.
Russel Crowe nel ruolo del protagonista risulta una scelta assolutamente vincente, cimentandosi, per una volta tanto, in un ruolo comico e dolciastro, ben lontano da quelli vestiti ne "Il gladiatore", "L.A. Confidential" o "A beautiful mind". Crowe è brillante, divertente, insolito nei panni del cinico Max Skinner, genio della City, che scommette e vince, che azzarda e si fa odiare dalla maggior parte delle persone, tranne forse la sua segretaria Gemma (Archie Panjabi) e dal suo avvocato e migliore amico Charlie Willis (Tom Hollander), al punto da dimenticare quasi la sua infanzia lieta nella splendida Provenza, al fianco dello zio Henry (Albert Finney) e del bizzarro Francis Duflot (Didier Bourdon), che ora si chiede che fine abbia fatto il bambino (Freddie Highmore) al quale insegnava i segreti del vino anni prima.
Quando lo zio Henry muore, col rimpianto di non aver più visto il nipote da anni, ma lasciandogli comunque in eredità la villa e i vigneti in Provenza, Max decide di prendersi una breve vacanza, nel corso della quale incontra la bella Fanny Chenal (Marion Cotillard). Nel corso del film Max troverà sulla sua strada anche molte altre persone, dalla vecchia amica Francis (Isabelle Candelier), moglie di Duflot, alla giovanissima cugina Christie Roberts (Abbie Cornish), che segneranno il suo percorso con frasi e riflessioni, ma, soprattutto, facendo tornare a galla il bambino che era stato e lo spirito dello zio Henry, che ancora aleggia tra i vigneti e scorre prepotentemente nell'animo di Max, che pare finalmente riconciliarsi col mondo.
Una coinvolgente colonna sonora accompagna il film con brani per metà francesi, da "Il faut du temps au temps" (Makali), "Je Chante" (Charles Trenet), da" J'Attendrai" (Jean Sablon) a "Le Chant Du Gardian" (Tino Rossi) e inglesi/americani, da "How Can I Be Sure Of You" (Henry Nilsson) a "Breezin' Along WithThe Breeze" (Josephine Baker), da "Gotta Get Up" (Henry Nilsson) a "tsy Bitsy Petit Bikini" (Richard Antony).
Come spesso mi capita, tornerei a rivederlo subito, per provare ancora la sensazione di avere in mano un bicchiere di vino prodotto nel corso di un'ottima annata...