Il grande silenzio
E’ un mondo talmente lontano dal nostro, una dimensione di vita ed una concezione dello spazio/tempo così diversi ed estranei al nostro quotidiano percepire che la visione di un film come “Il grande silenzio” può soltanto essere una sorprendente esperienza umana dagli esiti imprevedibili.
Centosessantadue minuti di pellicola nell’assoluto silenzio di un monastero certosino (siamo all’interno della Grande Chartreuse, la casa madre del leggendario ordine nelle Alpi francesi): ripetizione del tempo, suoni “naturali”, nessun commento fuori campo per raccontare la vita in solitaria di questi monaci (ognuno vive in disparte le proprie giornate) divisa tra mansioni quotidiane e ripetute ore di preghiera. Artisticamente fuori dal comune e produttivamente coraggioso, “Il grande silenzio” nell’arco della sua narrazione si va però trasformando in una sospesa ed impalpabile indagine sul concetto di tempo dove gli elementi naturali sono gli unici a scandire l’esistenza di uomini sedotti da Dio. Il regista Philip Groning (ma anche sceneggiatore, produttore, operatore, fonico, montatore) si è lasciato annichilire ed annientare dalla sua idea iniziale di questo progetto che risale a 21 anni fa finendo per convivere in simbiosi con questa comunità: è riuscito così a farsi anche lui silenzioso testimone di una vita “altra” che spalanca voragini e abissi nella piatta e “routinaria” quotidianità delle nostre vite che crediamo colme e ricche di ogni cosa. Dopo il successo del film in Germania (a Natale ha superato come media di schermo per incassi Harry Potter) e vari riconoscimenti in diversi festival internazionali, “Il grande silenzio” è pronto ad essere distribuito in altri paesi dovunque di certo interrogandoci sul valore ed “utilità” di un’opera così avulsa dai nostri pragmatici e schematici calcoli di pensiero da poterne restare fastidiosamente e noiosamente distaccati. Ma auguriamo che a molti accada il “miracolo” di scoprire come ogni nostra singolarità possa essere il tempio ed il monastero di un incredibile esperienza umana così spesso profanata ed altre falsamente idolatrata.
Scritto da Calogero Messina