Il caimano
Mentre questa nostra “Italietta” precipita a picco e, toccato il fondo, continua con pervicacia a scavare (sembrerebbe questa l’immagine accreditata presso i paesi esteri a sentire le parole messe in bocca al regista ed attore polacco Jerzy Stuhr), la vita della gente scorre inesorabilmente tra le insidie, le sorprese, le amarezze e le gioie di una quotidianità illuminante.
E Nanni Moretti spiazza critica, stampa e pubblico mettendosi (e mettendoci) a nudo nel raccontare – soffermandosi con straziante ed inedita pietas umana – la vita di un produttore cinematografico (un grande Silvio Orlando da applausi a scena aperta) e della varia umanità che lo circonda: una moglie – ex attrice – dalla quale si sta separando (Margherita Buy nei panni di una eroina alla “Kill Bill” è sorprendentemente convincente!), due figli in delicata crescita, una regista al suo esordio tra ansie, paure e coraggioso spirito civico (Jasmine Trinca, sempre in rialzo!) e tutto il caranservaglio di attori/registi/troupe e produttori che animano il film nel film con spunti ironici e divertenti che provocano risate di gusto.
“Il caimano” non è assolutamente un film contro Silvio Berlusconi o pro la causa della sinistra ma un necessario, vitale e struggente diario dei nostri giorni dove tutti indistintamente – al di là di qualsiasi fede politica – siamo attori protagonisti e sceneggiatori di una “Storia” scritta pagina su pagina di nostro pugno. Tutto il pensiero politico morettino passa così in secondo piano (e lo stesso Moretti ci ironizza su molto!), le indiscrezioni che da mesi hanno occupato i media sul misterioso interprete del Cavaliere si risolvono in un mero ma efficace espediente pubblicitario (dopo l’iniziale e “bagaglinesco” Elio De Capitani e l’istrionesco Michele Placido con un colpo di scena sarà lo stesso Moretti ad indossarne i vituperati panni!) ed al pubblico così rimane la conferma della continua crescita di un autore che tra echi felliniani, malinconia e stupor mundi è capace di indignarci e farci provare vergogna del nostro passivo e distratto vivere quotidiano.
Ma soprattutto di commuoverci come accade in una delle scene di “addio” più strazianti che si ricordi di aver visto sul grande schermo: la voce e la musica di Damien Rice che accompagna i due freschi divorziati – nelle rispettive auto - mentre si sorpassano alternativamente osservandosi dai finestrini con amorevole e primordiale affetto ci incanta con la grazia e leggera poesia di due vite umane in meraviglioso divenire.
Scritto da Calogero Messina