Il mio miglior nemico
Bizzarra e curiosa coincidenza o azzardato accostamento? Quasi in contemporanea, ecco arrivare nelle sale cinematografiche due pellicole agli antipodi come “La guerra di Mario” di Antonio Capuano e “Il mio miglior nemico” di Carlo Verdone che però raccontano con identica forza, semplicità e resa emotiva sincera e diretta del sentimento d’amore “familiare” che al di là degli scontati legami di sangue è capace di reggersi sulle ben più solide, naturali (?) e misteriose regole/alchimie che governano i rapporti tra gli esseri umani.
Così su un copione ben calibrato e fluido che vede la firma di Verdone unirsi a quella di Pasquale Plastino, Silvia Ranfagni e del “golden boy” Silvio Muccino, nasce la ventesima commedia del regista romano oramai di diritto unico erede – e questo film ne è un’ulteriore conferma – della sempre gloriosa commedia all’italiana. Diverte e commuove (com’è nel suo stile) con le rocambolesche vicende del top manager De Bellis (un Verdone attore galvanizzato dalle positive ed unanime critiche per il suo ruolo di solo interprete nel film “Manuale d’amore”) e dello sbandatello Orfeo (un Silvio Muccino ben calato nel solito ruolo alla Silvio Muccino!). Maledettamente incroceranno i loro destini così dando l’avvio ad un malincomico racconto di vita che li vedrà nei panni di vittima e carnefice, complici imbranati e maturi “amici” in un percorso di crescita personale che assomiglia molto alle storie di scontri, riappacificazioni e confronti generazionali capaci di raccontare le stagioni della vita di un uomo.
E se l’accoppiata Verdone/Muccino funziona perfettamente per un’intesa chimica/fisica di parole e ritmo mai fuori tempo, a colpire maggiormente è la sincerità e pudicizia di sentimenti ed emozioni che mai esplodono o esigono una scena madre ma governati dal talento “comico” di questo nostro autore ci entrano sottopelle lasciando profonde e confuse tracce, preziosi indizi per la sempre necessaria ricerca di un senso della nostra vita.
Scritto da Calogero Messina