La vita segreta delle parole
Una piattaforma petrolifera in mezzo al mare. Un numero imprecisato di onde a scandire il trascorrere delle giornate. Ed una sparuta umanità in standby alla non affannosa scoperta dell’incredibile forza dell’amore.
Sono questi gli essenziali ed unici ingredienti del film di Isabel Coixet “La vita segreta delle parole”, poetica indagine che scruta nella vastità delle parole perdute che vagano a lungo in un limbo di silenzio (malintesi, errori, passato e dolori) per poi un giorno venir fuori e non riuscire più ad arrestarsi.
Come i lunghi silenzi ed iniziali monosillabi (ma per questo “parole” ancora più deflagranti) di Hannah, condotta su una piattaforma per curare un uomo rimasto gravemente ustionato in un incidente sul lavoro.
Ad unirli sarà un legame profondo e spontaneo capace di far leva sulle sofferenze del proprio passato per soffermarsi insieme su quel silenzio improvviso che precede un salvifico temporale.
Ed Isabel Coixet (“La mia vita senza me”) è una discreta e partecipe osservatrice di questo sospeso incontro di vite umane mai invadendo o prevaricando con la presenza di una macchina da presa usata come leggerissima mina su pagine trasparenti e fragili di esperienze umane devastanti.
E se Sarah Polley è una donna solitaria, misteriosa capace di illuminare il grande schermo con quella dolcezza e scontrosità, tenerezza ed ostilità racchiuse nella sua minuta figura mentre Tim Robbins, l’uomo “ferito”, è in grado di commuovere nella sua fisicità possente, indolente e timida, è soprattutto nelle “parole” vive della sceneggiatrice Coixet che va rintracciata la forza di una storia d’amore potente così eternamente antica ed attuale da rimanere impressa nella nostra memoria.
Scritto da Calogero Messina