La guerra di Mario
Il cinema di Antonio Capuano (“Vito e gli altri”, “Pianese Nunzio 14 anni a maggio”, “Luna Rossa”), film dopo film, è riuscito a diventare una sorta di cartina di tornasole capace di aprire squarci strazianti su una società “moderna” ammalata ma potentemente vitale ed in fibrillazione.
Il suo ultimo lavoro – “La guerra di Mario” – fa carta straccia di inutili parole, soliloqui e sproloqui politici, sondaggi e statistiche sociali su un tema così spesso interrogato come quello dell’essere genitori.
Era da tempo infatti che sul grande schermo non si vedeva così ben raccontato ed indagato il senso della maternità ben incarnato dal personaggio di Giulia cui è stato dato in affidamento il piccolo Mario, nove anni, bambino “difficile” che il Tribunale dei Minori ha sottratto alla sua famiglia per proteggerlo e dargli una nuova possibilità.
Mario si trova proiettato in un mondo che gli è completamente estraneo: finalmente ha una stanza tutta per sé, un computer, un grande terrazzo, un pianoforte... ed una madre ed un padre silenziosamente travolti da questa nuova prospettiva di vita. Capuano si fa insolente e pudico testimone di quanto possa essere deflagrante un sentimento d’amore totale, di responsabilità e dedizione verso un figlio capace di far precipitare delicati equilibri familiari che solo un alto senso di maturità e stabilità emotiva è capace di reggere.
Così in un film frugale e disadorno (“Fondamentale è cosa ho inquadrato e non come” ha dichiarato il regista) riscopriamo l’alta forza e reale valore di una vita spesa nella costruzione di un rapporto d’amore e come il viso e talento naturali del bambino Marco Greco/Mario, la sofferenza implosa ed il dolore silenzioso di Andrea Renzi (il padre) ma soprattutto la pulizia e semplicità espressiva ed interpretativa di una Valeria Golino perfetta e credibile madre in “affido” siano capaci di vincere le “guerre” di una burocrazia politica e rigidità di schemi sociali, pregiudizi atavici ed ipocrisia di sentimenti che nuocciono gravemente ad un fluire naturale e genuino della vita umana.
Scritto da Calogero Messina