Elisabethtown
A volte si va al cinema con un'idea abbastanza precisa di ciò che si vedrà. Così è successo a me per "Elizabethtown": avevo visto il dietro le quinte, ero convinta di sapere ciò che stavo per vedere. Ma mi ha sorpreso comunque. Credo sia la magia del saper fare bene il regista. E Cameron Crowe (già regista di "Jerry McGuire", "Vanilla Sky" e "Almoust famous") indubbiamente sa il fatto suo!
Per me che sono rimasta immune da "Il signore degli anelli", Orlando Bloom è stato una rivelazione: l'ho trovato incredibilmente somigliante a MIcheal J. Fox, il che non può che essere un pregio!
Ma, soprattutto, mi ha colpito per la dolcezza e la simpatia, come del resto la sua bravissima patner Kirsten Dunst.
La storia è quella di Drew Baylor (Orlando Bloom), un disegnatore di scarpe molto promettente, che, dopo aver trascurato famiglia e vita per il lavoro, cade in rovina per un progetto troppo ambizioso e audace che non incontra il favore del pubblico.
Il suo capo (un esilarante Alec Boldwin), lo licenzia su due piedi e Drew si sente finito, perché anche la sua ragazza, Ellen Kishmore (Jessica Biel), lo abbandona al proprio destino senza voltarsi indietro. Ma proprio quando Drew decide di togliersi la vita, il telefonino inizia a suonare incessantemente e lui decide di rimandare il tragico evento. E' sua sorella Heather (Judy Greer) a cercarlo per metterlo al corrente dell'avvenuta morte del padre, nella sua cittadina natale, Elizabethtown appunto. La loro madre (un'impareggiabile Susan Sarandon) è troppo sconvolta per occuparsi delle pratiche relative al trapasso e lei deve starle vicino; perciò l'ingrato compito ricade sul già distrutto Drew.
Nel recarsi in aereo sul posto, si rende conto di essere l'unico passeggero il che fa sì che la bella hostess Claire Colburn (Kirsten Dunst) non abbia occhi che per lui. Nello spiegargli la complicata strada che lo attende per raggiungere la sua meta una volta scelto dall'aereo, Claire lascia a Drew tutti i numeri di telefono dove poterla rintracciare in caso di bisogno. E Drew alla fine si rende conto di aver davvero bisogno di aiuto: ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino e Claire si rivela ben presto la persona giusta. E' perfetta per lui, ma sembra che entrambi cerchino di negarlo fino alla fine. Nel frattempo lei riesce a guarirlo dalla sua mania di guardare troppo tragicamente alla vita. Riesce a metterlo nella condizione di capire chi era veramente suo padre e chi erano le persone che gli erano state vicine in vita. E riesce a metterlo in grado di spiegarlo in qualche modo anche a sua madre, arrivata per la cerimonia commemorativa, durante la quale ognuno può ricordare il defunto a proprio modo e con le proprie parole.
La madre di Drew aspetta che tutti abbiano detto ciò che volevano; ha sempre creduto che quella città la odiasse, ma per la prima volta sembra voler fare in modo che le cose cambino e vuole condividere con gli abitanti di Elizabethtown il suo amore per suo marito e i suoi pensieri, il suo vero "io", in un assolo recitativo davvero superlativo!
Credevo che questo film raccontasse di un viaggio attraverso l'America, mentre invece racconta di un viaggio dentro gli animi delle persone, al di là delle paure con le quali tutti ci troviamo a combattere quotidianamente e delle sfide che la vita ci propone.
Ho assaporato la colonna sonora, viaggiato con Drew e adorato Claire. E mi sono alzata dalla poltrona rossa del cinema col cuore più leggero...